Nuovi dati sulla performance del test HPV dimostrano la sua superiorità nel rilevare lesioni precancerose rispetto alla citologia.
L’infezione dal virus HPV è la causa di quasi tutti i casi di cancro della cervice uterina, che è la quarta causa più comune di cancro nelle donne a livello mondiale, con 527.600 casi e 265.700 decessi registrati nel 2012. Questi numeri sono in continua diminuzione grazie ai programmi di screening e alle vaccinazioni.1
Nell’ultimo articolo sullo studio HPV FOCAL2, pubblicato su JAMA, gli autori hanno scritto che, nel complesso, “il test HPV primario ha rilevato un numero significativamente maggiore di lesioni CIN3+ e CIN2+ nel primo round e un numero significativamente ridotto di CIN3+ e CIN2+ 48 mesi dopo”, così come hanno “confermato che le donne che erano negative all’HPV al basale, hanno tassi più bassi di CIN2+ a 48 mesi rispetto alle donne citologicamente negative al basale.”
Lo studio HPV FOCAL iniziato circa dieci anni ha coinvolto 224 medici della provincia canadese della Columbia Britannica. Le donne arruolate nello studio avevano una età compresa tra 25 e 65 anni, con un’età media di 45 anni. Nel trial, i ricercatori dell’Università della British Columbia, il British Columbia Center for Disease Control e altri sei laboratori e centri di ricerca, hanno cercato di stabilire l’efficacia del test HPV, come test di screening standalone con triage citologico nelle donne positive all’HPV, e di determinare l’intervallo di screening appropriato per le donne che risultano negative per HPV ed il costo-efficacia complessivo del test HPV come test di screening primario.
Secondo un editoriale3 che accompagna l’articolo, la genotipizzazione potrebbe consentire una “stratificazione del rischio”, incluso un riferimento immediato alla colposcopia per le donne che presentano uno screening positivo per l’HPV 16 o HPV 18.
I test molecolari per l’HPV che sono stati approvati dalla Food and Drug Administration statunitense includono i test HC2 e Roche Cobas, così come i test Gen-Probe e Hologic. Il saggio BD Onclarity HPV di Becton Dickinson, che rileva 14 genotipi ad alto rischio, è stato approvato all’inizio di quest’anno. Tutti e cinque i test disponibili sono consentiti per l’uso in scenari di co-testing, ma solo i test Roche e Becton Dickinson sono autorizzati per l’uso come test di screening standalone. Sempre questi ultimi due test sono tra quelli validati dal Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma (GISCi).
Attualmente la strategia di indagine più efficace è il co-testing HPV + Pap Test in fase liquida.
Il co-testing è una procedura in cui un test del papillomavirus umano (HPV) e un Pap test vengono eseguiti contemporaneamente per verificare la presenza di alterazioni che possono portare al cancro cervicale. Il test HPV cerca il DNA o RNA di alcuni tipi di HPV ad alto rischio, in campioni di cellule prelevate dalla cervice. Il Pap test in fase liquida controlla le eventuali cellule tumorali del collo dell’utero e i cambiamenti delle cellule che possono portare al cancro cervicale. Lo stesso campione di cellule può essere utilizzato sia per il test HPV che per il Pap test in fase liquida. Con il co-testing si ha più probabilità di trovare anomalie o cancro cervicale rispetto a un Pap test da solo.4
Bibliografia
- HPV Testing Outperforms Cytology for Detecting Precancerous Lesions in Large Trial. Jul 2018
- Ogilvie GS, van Niekerk D, Krajden M, et al. Effect of Screening With Primary Cervical HPV Testing vs Cytology Testing on High-grade Cervical Intraepithelial Neoplasia at 48 MonthsThe HPV FOCAL Randomized Clinical Trial. JAMA. 2018;320(1):43–52. doi:10.1001/jama.2018.7464
- Massad LS. Replacing the Pap Test With Screening Based on Human Papillomavirus Assays. JAMA. 2018;320(1):35–37. doi:10.1001/jama.2018.7911
- National Cancer Institute at NIH https://www.cancer.gov/publications/dictionaries/cancer-terms/def/hpv-pap-cotest